Erano gli anni Settanta e nel cortile delle Scuole Maestre Pie si giocavano le prime “Miniolimpiadi”. Le competizioni, sia pur a regola d’arte, avvenivano, tra classi della stessa scuola e il numero dei bambini/ragazzi non superava qualche centinaio “ma via via abbiamo sentito in cuore che la festa dello sport sarebbe stata più bella, se avessimo allargato l’adesione a scuole non appartenenti al nostro Istituto. Così, anno dopo anno l’invito è passato dalle scuole paritarie a quelle statali di Bologna, spingendoci anche fuori regione”, così ha raccontato qualche tempo fa Suor Stefania Vitali, Preside delle Scuole Maestre Pie di Bologna.

Sarà forse anche per questo che il Trofeo Miniolimpiadi 2019 (giocatosi tra atleti delle scuole medie) neppure per questo anno è stato strappato dalle mani degli atleti di via Montello: ci tengono troppo insegnanti e genitori a mantenere una tradizione che nel formato esteso sta arrivando a compiere la “maggiore età”. La competizione è vera ma vincono tutti, non ci sono “vinti”: i partecipanti escono con una medaglia al collo, anche tra i ragazzi delle scuole secondarie che il venerdì mattina popolano i campi sportivi di Villa Pallavicini. 

L’Arcivescovo Matteo Zuppi inaugura ufficialmente l’edizione 2019 delle Mini Olimpiadi

Quella di quest’anno è stata un’edizione in formato Europa, grazie alla partnership della UEFA, con il progetto #tifiamoeuropa, legato alla fase finale dei campionati europei di calcio Under 21. Unione di intenti e di valori comuni: accompagnare i ragazzi a scoprire gli aspetti educativi dello sport, che rimane uno splendido gioco. Per questo alle Miniolimpiadi viene valutato il fairplay ed il tifo corretto, più che la prestazione. Se, come da alcune edizioni ribadisce l’Arivescovo Mons. Zuppi, le Miniolimpiadi tanto “mini” poi non sono visti i numeri crescenti ed un entusiasmo contagioso, dalle Olimpiadi dell’antica Grecia ereditano tutti i sani valori: obiettivo degli instancabili genitori volontari della Nuova Agimap che ogni anno riescono ad organizzare una “macchina” che per oltre quarantottore funziona davvero a meraviglia.

di Francesco Costanzini